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ARTICOLO ASSOALLENATORI, COSE GIUSTE E SBAGLIATE

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view post Posted on 15/6/2012, 13:35     +1   -1




Mi sono letto, dopo una visita al sito calciopiu, che non vedevo da un bel pò..., un articolo di una psicologa che teoricamente è condivisibile al 100%, ma purtroppo come tutte le teorie si scontrano poi con le storture dell'animo umano.
Parlo scevro da ogni turbamento genitoriale perchè ho due figlie femmine ben lontane dal calcio e per ora da ogni sport agonistico essendo piccole, ma conscio dell'esperienza pluriennale di allenatore che me ne ha fatte vedere e sentire di tanti (forse ancora non di tutti) i colori.... e mi metto ad analizzare passo passo, intercalandolo nella relatà quotidiana le mezze verità di questa psicologa:

1)Insegnare al proprio figlio a tollerare la frustrazione:
Qui mi ritrovo quasi completamente, insegnare a capire che si deve sapere perdere è giusto, che si deve avere la lealtà di sportiva di capire e riconoscere un avversario più bravo anche, ma spesso non posso non evidenziare che la frustrazione da ingiustizia che mi coglie vedendo partite (a cui non sono legato da nessuna squadra o giocatore) in cui una persona al limite (se non oltre) della cura psichiatrica si diverte a fare il dio minore e rovinare la domenica di 11 se non 22 ragazzi perchè ha deciso di tartassare qualcuno è innegabile e francamente inaccettabile. Troppe volte si nota anche ad un occhio esterno e senza faziosità che in campo c'è un malato di protagonismo (di una vita altrimenti insulsa) che se ne frega delle regole scritte e non scritte per fare una gara tutta sua. Ma a questi uno psicologo no? Fanno male a quei ragazzi che fanno questo "mestiere" almeno con la regola che dovrebbe essere al NUMERO UNO: IL BUON SENSO!

2) Insegnare al proprio figlio a tollerare la frustrazione:
Giusto nella maggior parte dei casi. Da allenatore ho assistito fin troppo spesso a scene meschine, dove veniva deciso di far giocare qualcuno invece di un altro per ragioni che con lo sport non avevano niente, ma proprio niente, cercando poi di avvalorare l'improbabile scelta cercando difetti inesistenti nell'avversario di ruolo... Ecco, qui il sottoscritto, purtroppo, non ha il carattere per accettare certe meschinità e in questi casi saluto e mando dove devono essere mandati... chi di dovere. Non accetto di sentire critiche ad un ragazzo ed al mio giudizio solo per parare le mele a promesse fatte o amicizie.... semplicemente perchè non riesco ad avere la faccia di dire una panzana ad un ragazzo che mi chiede "Mister ma perchè gioca lui, secondo lei io sono peggio, a me e ami miei compagni non sembra?" Ecco una frase così mi toglie la voglia di fare gli allenamenti..., perchè so che è vera e spesso basterebbe vedere la fiducia dei ragazzi in un portiere piuttosto che in un altro per capire che le panzane le devono raccontare alle loro mammine...


3) Distinguere se stesso dal proprio figlio:
Qui non muovo foglia: giusto al 100%, troppo spesso si vorrebbe dal figlio i successi che sono invece stati fallimenti per il padre (più che per la madre).

4)Lasciare al proprio figlio lo spazio di farsi un’idea personale degli altri e delle situazioni
Vero, ma fino ad un certo punto... sennò il ruolo genitoriale a che serve? Ma dirò di più, anche il mio di allenatore. Va benissimo far provare la sensazione positiva o negativa, ma poi un adulto intelligente deve saper "guidare" e pilotare la reazione in modo che non sia eccessiva o inesistente..., ad un errore non si può nè far finta di niente, nè martirizzare il ragazzo, va analizzato con calma, e capire cosa fare per non rifarlo...o almeno ridurlo... tutto qua!

5)Delegare la preparazione del figlio, esclusivamente all’allenatore.
Eh no cara la mia psicologa.. mi dispiace, ma qui non ci siamo..., non è un dovere... è una fiducia che deve conquistarsi l'allenatore, perchè io che la vedo dalla parte opposta le dico cara Dottoressa che io in mano a certe persone COL CAVOLO che ci metterei mio figlio.... Persone che insegnano a fregare l'arbitro, a tirare la pedata senza essere visto, a fare finta per prendere un rigore, a fare il furbo sempre e comunque e pure a lamentarsi se qualcuno non ci casca... NO, non ci sto!
Io ai miei ragazzi insegno lealtà, insegno ad alzare la mano e dire all'arbitro "SI l'HO deviata io la palla, è angolo!", insegno a dare rispetto e a pretenderlo nel rispetto dei ruoli. Non ci sto a vedere offendere un ragazzino dall'allentaore, perchè ha sbgaliato un goal o una parata, non ci sto a vederlo "cazziare" di fronte a tutti in uno spogliatoio... quante volte sono corso negli spogliatoi a prendere a brutto muso allenatori incompetenti che trattavano male il portiere a metà partita per un errore quando aveva sbagliato completamente lui, e cercava solo un capro espiatorio....

ed infine
Cercare di comprendere cosa ci si aspetta dal proprio figlio:
Qui sono d'accordissimo nel dire che si deve essere in pace quando si sa di avere dato il massimo, a prescindere dal risultato, perchè ci potrà sempre essere qualcuno più bravo, ma se si ha la coscienza di avere fatto tutto il possibile la sconfitta più dolorosa passa in fretta verso la conspaevolezza di non aver potuto fare di più....


Ecco, qui ci vorrebbe il caro Sig. Carciofino, che finalmente capirebbe perchè in tante "grandi" squadre non ho resisitito, non sono restato o non andrò mai..., sono fatto così orgoglioso di come sono e dei miei principi, che non sono capace di barattare per nessun abbindolamento economico o di altro genere..., perchè per me l'obiettivo numero uno resta
Difendere ed insegnare a stare in porta (e diventare un uomo) ai miei ragazzi!
 
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